Articolo di Luca Pierleoni
La sessualità dovrebbe essere vissuta come un momento ludico, di piacere, di condivisione e di leggerezza. Purtroppo un sempre maggior numero di persone vive l’incontro sessuale come una “performance”, un “dovere” o peggio “come una messa alla prova”.
Spesso ci lasciamo guidare e influenzare da miti e preconcetti che rischiano di ingabbiarci in credenze e aspettative troppo rigide o addirittura controproducenti.
Proviamo a vederne alcuni insieme:
Mito 1: “L’erezione deve essere sempre perfetta”
Molto diffuse sono le seguenti idee: “Se si intravede anche la più minima possibilità di avere un rapporto sessuale, bisogna avere necessariamente un’erezione”; “Il tempo che intercorre fra un’erezione e l’altra, nel corso di uno stesso rapporto, deve essere sempre il medesimo a tutte le età e in qualsiasi momento della vita”; “Ogni mattino, al risveglio, deve verificarsi un’erezione”; “L’erezione deve essere la stessa dall’inizio alla fine del rapporto sessuale”; “L’erezione deve essere istantanea e non coadiuvata da altre pratiche” (per esempio dalla masturbazione, da rapporti orali o, più semplicemente, da preliminari soft).
Insomma, l’erezione maschile, in base allo stereotipo vigente, dovrebbe essere sempre immediata, uguale a se stessa e perfetta quando invece, determinate variazioni, sono assolutamente naturali e come tali andrebbero considerate.
Cosa succede a pensarla così…
Tutte le fantasie e le convinzioni errate appena descritte – che sono frutto di stereotipi interiorizzati nel tempo sia dagli uomini sia dalle donne – possono pure farci sorridere, ma in realtà, a ben vedere, sono causa di grande sofferenza nella vita di molte persone (e di molti pazienti che vengono da noi in terapia). Inoltre, considerare l’erezione come qualcosa che deve verificarsi sempre nello stesso modo e sempre secondo parametri “perfetti”, rischia di portare molti uomini a sentirsi obbligati (anche in maniera inconscia) ad aderire a certi standard ideali di prestazione e a provare un ingiusto senso di disagio e frustrazione in caso di difficoltà. Peraltro, in un quadro del genere, è la stessa sessualità di coppia che rischia di essere penalizzata in quanto imprigionata, soffocata o addirittura spenta da aspettative e sensazioni che non dovrebbero proprio esserci.
Mito 2: “Le dimensioni dei genitali sono fondamentali per procurare piacere”
Il pene è da sempre considerato il simbolo dell’identità maschile e, per tale ragione, la sua grandezza è spesso fonte di ansia tra gli uomini. In realtà, l’importanza delle dimensioni dei genitali maschili sono relative poiché, da un punto di vista anatomico-scientifico, va ricordato che la vagina è un organo che si estende e si adatta alle dimensioni del pene, perciò la maggiore o minore lunghezza di quest’ultimo non va a incidere chissà quanto sul versante del piacere. Inoltre va tenuto presente che il clitoride (la parte del corpo femminile più sensibile al piacere, poiché dotata del maggior numero di recettori) è parzialmente esterno e facilmente raggiungibile da qualsiasi genitale maschile in erezione (a prescindere, quindi, dalle dimensioni) e, comunque, anche da molte altre parti del corpo!
Altra precisazione: a procurare un maggiore o minore piacere sessuale – e mantenere un adeguato stato di eccitazione – è soprattutto il “modo” in cui vengono “usati” i genitali. Insomma, un buon amante è colui che “sa come muoversi”. O, detto in altri termini, colui che, a prescindere dalle sue caratteristiche anatomiche, sa contare sul suo “talento erotico”.
Infine non bisogna dimenticare che il piacere sessuale è qualcosa che passa anche (e soprattutto!) per la testa e che quindi, al di là dell’atto fisico in sé, è possibile provare più o meno piacere in base a tutta una serie di aspetti psicologici e relazionali. Come per esempio il grado di partecipazione, intimità e attenzione che il partner riesce a trasmettere durante il rapporto.
Cosa succede a pensarla così…
Sempre più spesso incontriamo uomini eccessivamente concentrati sulla lunghezza del loro pene e poco interessati, invece, a capire “come” potrebbero dare piacere alla o al partner. Tutta questa importanza attribuita alle dimensioni dei genitali provoca, fra gli uomini, molta ansia e anche una certa difficoltà nel mantenere un livello di eccitazione adeguato. Inoltre, dal punto di vista della coppia, un uomo troppo concentrato sulla sua anatomia può risultare un amante assente. E una minore sintonia a letto può contribuire a provocare conflittualità e distanza anche al di fuori delle lenzuola.
Mito 3: “Gli uomini non devono lasciarsi andare ad effusioni durante l’intimità”
Un uomo tenero non è un uomo meno virile, eppure ancora oggi è assai diffusa l’idea che l’uomo, per sentirsi ed essere considerato tale, non debba mai lasciarsi andare a certe “smancerie” nei momenti di intimità. Questo perché molti uomini, proiettando le proprie aspettative sulla o sul partner, sono convinti che la sessualità più appagante sia quella diretta e squisitamente istintuale.
La realtà, invece, è più sfumata e nell’intimità della coppia si può cercare anche, di volta in volta, comprensione, protezione, tenerezza, calore e affetto. Perciò, non tenere conto della grande gamma emotiva dell’erotismo può essere un errore. Così come, d’altra parte, può essere un errore dare per scontato che i partner apprezzino in egual misura un certo tipo di effusioni o che, viceversa, tutti gli uomini non considerino importanti determinate coccole: la realtà può essere sempre molto più sfaccettata del previsto.
Cosa succede a pensarla così…
Un uomo che propone sempre un comportamento sessuale per così dire diretto e “semplice” può nuocere al benessere della coppia e provocare nel partner un certo allontanamento dalla sessualità o addirittura un vero e proprio spegnimento del desiderio. Al contrario, un uomo capace di esprimere anche tenerezza è un partner in grado di favorire una sessualità di coppia più intensa e appagante. La tenerezza fa sentire che, dietro lo slancio della passione, ci sono anche l’intesa e il volersi bene e per una persona riuscire a percepire tutto questo significa andare incontro a una maggiore sicurezza, confidenza e disponibilità in termini erotici.
Mito 4: “Gli uomini hanno una sola zona erogena: il pene”
Spesso si pensa che per l’uomo tutto il piacere e l’eccitazione sessuale siano concentrati nei suoi organi genitali. In realtà questo non è vero, poiché anche gli uomini, così come le donne, provano eccitazione se stimolati in varie altre parti del corpo, oltre che a livello dei genitali. Per esempio, stando ad alcune recenti ricerche, gli uomini di oggi sembrano essere molto sensibili a livello del collo e dell’orecchio (zone erogene che per diverso tempo sono state considerate per lo più appannaggio delle donne) e un po’ meno, rispetto al passato, a livello dei piedi e dell’interno coscia. Semmai, c’è da dire che nelle donne si registrano dei livelli più alti di sensibilità agli stimoli.
Cosa succede a pensarla così…
Il rischio di vivere una sessualità fallocentrica, ossia basata sul pene e sulla penetrazione, rischia di far aumentare negli uomini il livello di ansia e di ridurre, invece, la loro creatività e voglia di sperimentare, deprivando la sessualità di coppia di quella parte di preliminari, di gioco, di scoperta e di variazione che invece sono fondamentali tanto per il piacere e il desiderio dei due partner quanto per il mantenimento di un buon equilibrio relazionale. Da questo punto di vista, l’intimità delle coppie omosessuali maschili – essendo centrata più sulla masturbazione e i rapporti orali che sugli aspetti penetrativi – sembra muoversi verso una sperimentazione maggiore ed essere meno soggetta alle conseguenze negative (sia sessuali, sia relazionali) causate dallo stereotipo che considera prioritaria la penetrazione.
Mito 5: “Gli uomini hanno un maggiore desiderio sessuale rispetto alle donne”
Questo preconcetto nasce dal fatto che la quantità di testosterone, ossia il principale ormone regolatore del desiderio sessuale negli esseri umani, è maggiore nel corpo maschile: questo è un dato di fatto. Tuttavia quello che spesso si dimentica è che la minore concentrazione di questo ormone nel sangue delle donne è compensata dal fatto che il corpo femminile, rispetto a quello degli uomini, risulta più sensibile al testosterone. Peraltro – se pure facciamo fatica ad accettarlo – il desiderio sessuale dipende soltanto in piccola parte dal testosterone. In maggior misura, infatti, dipende da diversi e molteplici altri fattori (intrapsichici, relazionali, socioculturali, ecc..).
Cosa succede a pensarla così…
Influenzati dall’idea di dover provare — e dimostrare – un maggiore desiderio sessuale rispetto alle donne, molti uomini si sentono involontariamente “costretti” ad adeguarsi ad un certo standard di prestazione e ad esprimere sempre alti livelli di desiderio sessuale, in modo da confermare il loro stato di salute, virilità e potenza. Il tutto a prescindere dal periodo che stanno vivendo, che potrebbe invece essere difficile e “penalizzante” per il desiderio sessuale per tanti e ragionevoli motivi (stress lavorativo, perdita del lavoro, lutti, ecc). In questo modo molti uomini, trovandosi loro malgrado a sperimentare un calo del desiderio sessuale, finiscono per preoccuparsi, sentirsi inadeguati o depressi.
Insomma, a credere che l’uomo debba provare sempre e comunque un forte desiderio sessuale, c’è il rischio di vivere con disagio quelli che in realtà possono essere dei normali e temporanei cali di libido.